L’antiamato

Identikit del candidato al Quirinale

Per definire Sergio Mattarella c’è una parola semplicissima: il candidato del Pd i Renzi è l’antiamato per eccellenza. Entrambi si sono mossi con passi felpati sulla scena della prima repubblica, Amato come stoccatore, Mattarella come incassatore. Moroteo, di famiglia democristianissima, di Amato condivide l’aplomb e la discrezione della prima repubblica. Amato era però in prima linea a sostenere teoricamente e politicamente l’ascesa craxiana, Mattarella in retrovia a difendere quanto restava del potere Dc. Legato a De Mita ha avuto incarichi ministeriali di seconda fila, rapporti con il Parlamento, pubblica istruzione, quando l’altro era ministro del Tesoro, ministro dell’Interno. L’apogeo una vicepresidenza del Consiglio del governo D’Alema, Amato la presidenza del Consiglio per ben due volte. Amato è un riformista a tutto tondo, quando aderì ai Ds si mise a girare per le sezioni a spiegare l’importanza del mercato e perché no, anche della proprietà privata. Da qui la precoce perdita della presidenza del partito. Mattarella non si è mai spinto a tanto in compenso ha sostenuto Orlando come sindaco di Palermo ed esponente della discussa primavera in Sicilia e nella Dc. La prima legge uninominale maggioritaria porta il suo nome e non si può dire che sia vera gloria. In Amato batte un cuore presidenzialista che poi si è pacato, vero, ma chissà che non potrebbe tornare utile. Mattarella evita di esporsi a proposito e questo potrebbe essere un atù per Renzi. Il premier ha ingoiato di malavoglia un nome politico da mandare al colle, Mattarella è talmente discreto che potrebbe persino apparire un tecnico. Come uomo delle istituzioni le opposizione si potrebbero anche sentire in cassaforte, certi del suo sentimento di imparzialità nel rappresentare lo Stato. Tanto che Berlusconi ha detto che doveva pensarci. Pensandoci, purtroppo per Mattarella, è saltato fuori il suo unico neo dal punto di vista di Forza Italia, ovvero l’avversione alla legge Mammì. Mattarella è sempre stato contrario al duopolio televisivo. Fosse per lui Mediaset sarebbe ancora oscurata, non per odio verso Berlusconi, Mattarella ha sentimenti cristiani, ma per amore del monopolio rai. E questo è un bel problema, a tutti gli effetti. Amato era ancora un candidato che pur con una vita tutta nella prima parte della Repubblica proporzionalistica poteva far presagire il passaggio di una Repubblica all’altra, L’uomo è futurista. Mattarella si esclude che non preferisca il passato. Tolto di scena Prodi, che gli ricordava la felice epopea della Dc, si è come eclissato. Troppo. Ora che potrebbe riemergere, avrebbe un sentore del passato che ritorna, non proprio il miglior viatico per Renzi, tanto che per questo piace al dissenso interno al partito che lo sostiene con entusiasmo, temendo qualche colpo di coda del premier all’ultimo istante. Civati ad esempio, quasi non ci crede che Renzi davvero lo sostenga.

Roma, 30 gennaio 2015